CARBON FOOTPRINT

Carbon Footprint: di cosa si tratta?

Ogni attività ha un impatto tutt'altro che trascurabile sull'ambiente, a causa dell'emissione nell'atmosfera di gas serra (ossia, di anidride carbonica, metano, protossido d'azoto, idrofluorocarburi, esafluoruro di zolfo e perfluorocarburi). L'impronta di carbonio (altrimenti detta Carbon Footprint) è il parametro che misura la quantità di gas ad effetto serra rilasciata da un prodotto, da un'organizzazione o da un servizio in relazione ad attività e processi di natura umana. Ecco una breve guida per capire esattamente di cosa si tratta, come si misura questo importante parametro e quali sono le misure da porre in essere per la compensazione o la riduzione di Co2.

A cosa serve l’impronta carbonica?

Espressa in tonnellate di Co2 equivalente, la Carbon Footprint permette di determinare l'impatto ambientale sul clima delle attività di origine antropica, al fine di incentivare la sostenibilità ambientale contro il surriscaldamento del pianeta. Questo parametro consente, da un lato, di stimare in maniera verosimile quanto un'attività o un prodotto sia inquinante. Dall'altro lato, la misurazione dell'impronta carbonica di un prodotto o di un processo fa da apripista alla realizzazione di attività che compensano le emissioni dannose prodotte (è il caso della scelta di fornitori di energia elettrica che utilizzano energia green).

Ecco come calcolare la Carbon Footprint

Il calcolo della Carbon Footprint presuppone l'individuazione e la quantificazione dei consumi di energia e di materie prime nelle diverse fasi in cui si articola il ciclo di vita del prodotto o dell'organizzazione. Per quantificare le emissioni di gas serra di un bene occorre valutare l'intero ciclo di vita del prodotto espresso attraverso il coefficiente LCA (Life Cycle Assessment), rispettando i principi, i requisiti e le linee guida della norma ISO 14067. Per misurare l'impronta di carbonio delle organizzazioni, la norma ISO 14046 richiede di procedere all'inventario delle emissioni dannose, prendendo in considerazione quelle dirette e quelle indirette derivanti dal consumo energetico.

Riduzione delle emissioni di Co2: a che punto è l’Italia?

L'Italia ha assunto un ruolo primario nella transizione verso attività a basse emissioni di carbonio. Nel quadro delle strategie per lo sviluppo sostenibile e nell'ambito dei programmi nazionali di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra e di promozione delle fonti rinnovabili, quindi volti ridurre l’impatto della Carbon Footprint in Italia, il Ministero dell'Ambiente incoraggia le iniziative per la valutazione delle emissioni di anidride carbonica e per la definizione di protocolli aziendali che riducano l'impatto ambientale con l'ausilio di soluzioni tecnologicamente all'avanguardia. Si è così innescato un processo virtuoso grazie al quale le imprese sono spronate ad adottare strategie di green policy e a cercare la soluzione di efficientamento energetico più in linea con i bisogni del proprio business.

Alla scoperta delle mosse vincenti per ridurre l’impronta di carbonio

Per compensare la Co2 le vie maestre da percorrere sono la scelta di mezzi di trasporto ecosostenibili (come i veicoli elettrici) e il rimboschimento. La riduzione delle emissioni non può, poi, prescindere dalla riduzione della quantità di energia utilizzata attraverso un uso accorto dell'aria condizionata e degli elettrodomestici più energivori. Tra i comportamenti eco-friendly occupano il podio gli approvvigionamenti a Km zero, la preferenza accordata alle energie rinnovabili e una manutenzione scrupolosa dei sistemi di riscaldamento e refrigerazione. E, aspetti non certo ultimi per importanza, grande attenzione deve essere riservata all'imballaggio dei prodotti e allo smaltimento dei rifiuti.

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Il contenuto è a scopo informativo per cui Vivigas S.p.A. non si assume la responsabilità in caso di errori/omissioni e invita sempre il cliente a visitare il sito di Arera per qualsiasi verifica o approfondimento.